Percorso Museale
Sale
Brevi motivi architettonici ornano la parte superiore delle pareti. Il soffitto ligneo a cassettoni delimitati da cornici, è ulteriormente abbellito da un motivo centrale quadrilobato entro cui è dipinta Diana, assisa sullo sfondo di un paesaggio campestre. Ai piedi della dea, armata di arco, giacciono due cani fedeli compagni di caccia.
Nella sala sono esposti disegni, piante e documenti relativi ad alcuni aspetti dell’edificio e concernenti il patrimonio di famiglia.
Se è il soffitto ligneo dipinto, con un medaglione centrale, a caratterizzare la sala, non meno rilevanti sono le ricche decorazioni che ornano le pareti.
Una zoccolatura dipinta con finte marmorizzazioni ne orna la parte inferiore; finte cornici dipinte con motivi a voluta e fogliacei delimitano le aperture; un fregio ininterrotto percorre il perimetro superiore esibendo rigogliosi motivi naturalistici, tra cui spiccano frutti dai vivaci colori.
Nel medaglione posto al centro del soffitto è dipinto il mitologico Endimione con Selene, alla quale, secondo la leggenda, aveva ispirato un amore violento. Un piccolo Eros, discosto, pare l’artefice di questo innamoramento nell’atto di scagliare uno dei suoi dardi.
Nella sala sono esposti i ritratti di alcuni illustri esponenti della famiglia e documenti relativi alla concessione di titoli nobiliari.
La sala deve il suo nome all’ampia superficie affrescata sulla volta: sullo sfondo di un vasto cielo azzurro appena interrotto da esili nubi, pare sfrecciare il carro di Apollo, mentre Eos (l’Aurora) ed Eros, bendato, lasciano spiovere petali dai tenui colori. Finte architetture, dipinte sulle pareti, si elevano su due piani e si concludono con una balaustrata che affaccia sull’interno della sala.
Già Erodoto fu certamente colpito dallo splendore dei giardini e delle mura di Babilonia e dalle piramidi d’Egitto. Vennero edificati successivamente il tempio di Artemide a Efeso, il Mausoleo di Alicarnasso fatto erigere da Artemisia in memoria del marito Mausolo, e la statua crisoelefantina di Zeus a Olimpia (che risalgono al V – IV secolo). Il colosso di Rodi e il faro di Alessandria sarebbero apparsi qualche decennio dopo ancora.
Alle 7 tradizionali “meraviglie” sopra elencate se ne aggiunge qui un’ottava, il Colosseo.
L’ignoto pittore ha saputo creare un suggestivo effetto prospettico, affrescando le otto scene entro lunette, poggianti su cornici spezzate, “aperte” cromaticamente su un immaginario esterno.
Nato come spazio di disimpegno, tra la scala d’accesso e la camera delle otto meraviglie, il piccolo vano in realtà è una vera e propria stanza dalla ricca e varia decorazione.
Nelle lunette e sul soffitto, infatti, sono affrescate scene mitologiche, con divinità assise su carri trainati da cavalli in spazi aperti e luminosi. Sono riconoscibili, tra gli altri, Giove, Apollo, Mercurio, Marte e Giunone.
Nelle vetrine sono esposte alcune copie diversamente datate degli Statuti civili e penali di Valtellina.
Un imponente camino a stucco caratterizza la sala: ricorda, nello stemma che vi è esposto, la concessione del titolo comitale a Giovanni Salis da parte dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo (26 agosto 1694).
Ai lati della cappa due putti reggono una beneaugurante cornucopia; frontalmente si notano le figure della Giustizia, armata di spada e della Fortezza che regge una colonna.
Sostenuto da altri due putti, la stemma comitale inquartato: nel I° e 4° d’oro, al salice piangente sradicato verde, nel 2° e 3° palato di rosso e argento.
Le candide vele sono felicemente contrastate dal colore rosa dei peducci realizzati a stucco, sui quali sono riprodotti volti femminili, motivi fogliacei e volute.
Entro una cornice quadrilobata è raffigurato il mito di Endimione: il giovane che ottenne da Zeus il dono dell’eterna giovinezza e che fece innamorare di sé Selene. L’effetto cromatico accentua la carnalità del protagonista, mentre Selene si distingue per il color ocra-dorato.
Il nome deriva dai quattro busti incorniciati nella decorazione della volta.
Su una cornice dipinta mistilinea, figure di telamoni alternate ai quattro volti di “turchi” reggono il medaglione centrale quadrilobato in cui sono dipinte figure mitologiche contraddistinte dai relativi attributi: Zeus con l’aquila, Giunone con il pavone e Mercurio con il caduceo. Sei graziose scene sono affrescate entro altrettante lunette: sono caratterizzate, tranne una, da una figura centrale che, circondata da attributi diversi, evoca di volta in volta la caccia, la guerra, la devozione, la sapienza, la vita; la scena animata da più figure lascia pensare ad un Parnaso familiare.
Una finta trabeazione dipinta delimita lo spazio delle pareti da quello superiore; qui si aprono dodici lunette che fingono un cielo azzurro appena interrotto da nubi oltre le quali si intravedono paesaggi.
Dodici telamoni diversamente atteggiati e caratterizzati da espressioni del volto sempre differenti, occupano la superficie della volta. Quattro di essi reggono il medaglione ottagonale posto al centro, in cui sembrano danzare festanti tre putti che recano una corona d’oro.
Colpisce, entrandovi, lo spettacolare camino sul quale sono esposti entro cornice a stucco, gli stemmi delle famiglie Salis e Wolkenstein, cui appartennero rispettivamente i coniugi Giovanni Stefano e Caterina. Altri stemmi di famiglie imparentate sono dipinti entro ricchi panneggi sopra i portali.
Lungo tutta la parte superiori delle pareti corre un’alta fascia affrescata nella quale si alternano vedute e urne, scandite da pilastrini sui quali sono dipinti altri stemmi.
Da una prima balaustrata dipinta e sorretta, ai quattro angoli, da altrettanti telamoni, si elevano archi ogivali che creano un mirabile effetto prospettico. Una seconda balaustrata delimita la lanterna centrale che simula, attraverso finestre dipinte, l’apertura sull’esterno.
Al centro campeggia l’immagine di Bacco poggiante su nubi sospinte dai venti.
La cappella gentilizia, intitolata a San Carlo Borromeo, di evidente impronta stilistica barocca, esisteva già all’inizio del XVII secolo. Prima apparteneva al capitano Simone Venosta.
L’accesso principale alla chiesa è su via San Carlo, mentre quello privato è possibile tramite la tribuna posta a livello del primo piano dell’edificio e collegata ad esso con un cavalcavia sovrastante la via suddetta.
Ha un’unica aula e un’abside quadrangolare. La luce spiove da una finestra tripartita. Nella volta sono affrescati medaglioni con la Vergine Assunta, San Francesco e San Carlo.La volta a botte della campata centrale è abbellita da un motivo a cassettoni ottagonali, esagonali, cruciformi, realizzati a stucco di color oro e celeste. Sull’arcone della cantoria spicca lo stemma di Simone Venosta con aquila e bande rosse orizzontali, sorretto da due figure angeliche. Specularmente, sull’arco trionfale, si trovano gli stemmi di Giovanni Salis e Costanza de’ Perari.
Dal 1° aprile a fine ottobre : | da lunedì a a sabato: dalle 10:00 alle 17 (ultimo ingresso) |
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Dal 1° novembre al 30 marzo : | solo su prenotazione per gruppi |
Per gruppi è possibile prenotare in altri giorni ed orari, così come è possibile completare la vostra esperienza unica a Palazzo Salis con un rinfresco, un pranzo a buffet o un pranzo di gala nelle più belle sale affrescate del Palazzo. |